“Desta preoccupazione la decisione del Congresso statunitense di abrogare la riforma che avrebbe imposto agli internet service provider di subordinare al consenso la vendita dei dati personali degli utenti. Costituisce infatti una scelta regressiva e in controtendenza rispetto ai sempre più diffusi orientamenti nella comunità internazionale. La perdurante possibilità, per i provider, di cedere i profili degli utenti e dati espressivi non solo di preferenze di acquisto, ma a volte anche di convinzioni religiose o politiche, di preoccupazioni per la salute o di abitudini sessuali, legittima così la monetizzazione del diritto fondamentale alla protezione dati on-line. Ciò potrebbe avere serie implicazioni sulla tenuta dell’accordo – appena concluso dopo una faticosa mediazione – sul trasferimento negli Usa dei dati dei cittadini europei, conseguente all’annullamento del Safe Harbour da parte della Corte di giustizia”.
Roma, 30 marzo 2017